IL GIUDICE DENTRO DI TE

LA COLPA: IL GIUDICE CHE VIVE DENTRO DI TE

 

“[…]Per imboccar la strada

Che dalle panche di una cattedrale

Porta alla sacrestia

Quindi alla cattedra d’un tribunale

Giudice finalmente

Arbitro in terra del bene e del male.”

F. De Andrè, Un Giudice

 

Iniziamo col dire che sentirsi in colpa è qualcosa di sano: è un sentimento che ti permette di capire che hai fatto qualcosa di sbagliato, oppure che, anche non facendo nulla di errato (secondo il tuo punto di vista) hai ferito l’altro. Sentire questo ti pone nelle condizioni di porvi rimedio.

Ma come si sviluppa il senso di colpa?

Secondo diverse teorie psicologiche inizia a svilupparsi verso i 4-5 anni (Erikson, 2018) grazie anche ad un’iniziale lenta maturazione della corteccia prefrontale (Poletti, 2007), ovvero una porzione di cervello deputata a ragionamento, valutazione, pianificazione ed altri importanti processi cognitivi; lo sviluppo di questa porzione di cervello va incontro a cambiamenti straordinari nel corso dell’adolescenza (Casco, Petrosini, Olivieri, 2009) e completa la sua formazione verso i 24-25 anni, permettendo quindi, a questa età, valutazioni ponderate rispetto le conseguenze delle proprie scelte, la considerazione dei rischi, la capacità di giudizio, la regolazione emotiva ecc.

Come mai sentirsi in colpa è importante?

L’importanza risiede nel fatto che la colpa consente (Winnicott, 1956) al bambino di riconoscere che la causa della sua angoscia è esterna (ad esempio è dovuta alla reazione del caregiver di fronte ad un suo comportamento) e così comprende che può cercare un rimedio a tale condizione, attraverso delle azioni che può mettere in campo (es. chiedere scusa).

Quando diventa eccessivo?

In alcune situazioni, tuttavia, la colpa diventa un macigno che pesa in modo straordinario: ti senti in colpa per qualsiasi cosa, anche per situazioni che non dipendono da te. Un giudice severo interiorizzato (Abbass, 2018) ti sgrida ogni volta che non sei performante, ogni volta che fai un errore, ogni volta che dici la parola sbagliata. Ti accusa di essere stupido, ti deride perché “potevi arrivarci prima”, ti dice che non vali niente. Cosi la colpa ti affossa, il giudice prende il sopravvento e pensi davvero di non avere valore.

Come si esce da questo circolo?

Inizia a distinguere due situazioni: quella in cui gli altri ti dicono che non vai bene e quella in cui tu stesso ti dici che non vai bene, che sei sbagliato (Osimo, 2001). E inizia ad agire sulla seconda (sull’opinione altrui non puoi farci niente) attraverso queste domande:

  • Qual è il comportamento / pensiero / emozione che credi sia sbagliato?
  • Riconosci l’emozione alla base: rabbia, tristezza, paura? Le emozioni non sono mai nè giuste ne sbagliate, se le provi vuol dire che sono reali. Quando provi un’emozione sulla base di qualcosa che ti ha detto il tuo interlocutore, non puoi sapere se volesse ferirti, se volesse farti arrivare il messaggio che hai compreso o che cosa in generale avesse in testa: ma puoi capire cosa provi tu, e smettere di giudicarti: se stai provando qualcosa, quello è reale e provare dei sentimenti non fa di te né una bella né una brutta persona.
  • Agisci sul tuo comportamento: che tipo di persona vuoi essere? Cos’è importante per te? Cosa hai bisogno di cambiare nella tua vita affinchè questa sia coerente con la persona che sei o che stai diventando?

Posso cambiare le mie emozioni?

No. Puoi riconoscerle e prendertene cura. Puoi capire cosa provi e puoi iniziare a prenderti per mano, sapendo che è umano provare emozioni e che quello che provi non ti definisce come persona.

Posso cambiare i miei comportamenti?

Si. Puoi imparare a scegliere i comportamenti che sono più in linea con la persona che sei e che sono più coerenti con te. Quando riconosci e ti prendi cura delle tue emozioni, diventi libero di scegliere. Scegliere implica sempre rinunciare a qualcosa: se vuoi essere amato da tutti, dovrai rinunciare a te stesso; viceversa, se vuoi essere te stesso, dovrai rinunciare ad essere amato da tutti, perché inizierai a mettere dei confini e le persone intorno a te non sempre lo gradiranno. Se vuoi scegliere di lavorare tutte le ore disponibili della tua giornata, dovrai rinunciare ad avere del tempo per te; viceversa, il contrario.

Sembra semplice ma non lo è, perché dentro di noi vivono dei conflitti, creati da un’ambivalenza di desideri, che è sempre presente, in ognuno di noi.

BIBLIOGRAFIA:

Abbass A., (2018) a cura di Bellin A., Carraro I., Malugani M., Superando la resistenza, Tecniche psicoterapeutiche avanzate, Edizioni CLEUP

Erikson E. H., (2018), I cicli della vita. Continuità e mutamenti. Nuova edizione, Armando Editore

Osimo F., (2001), Parole, Emozioni e Videotape, Manuale di Psicoterapia Breve Dinamico-Esperienziale (PBD-E), FrancoAngeli

Poletti M., (2007) Sviluppo generale, processi decisionali e psicopatologia in adolescenza, articolo di aggiornamento in Giornale Italiano di Psicopatologia 2007 (13: 358 – 366)

Winnicott D., (1960), brani scelti a cura di Nunziante Cesarò A., Boursier V., (2004), Psicoanalisi dello sviluppo, Roma, Armando Edizioni

Condividi:

Ultimi articoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

×